Pitea di Massalia: il pioniere che scoprì la Britannia

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Il viaggio di Pitea

Proprio questa settimana l’Olympique de Marseille, la squadra di calcio di Marsiglia che è l’unico club francese ad aver mai vinto la UEFA Champions League, si è qualificato per i sedicesimi di finale di Europa League (che si svolgeranno a febbraio). Per festeggiare, diamo un’occhiata a una breve storia di Marsiglia e di uno dei suoi personaggi storici più importanti: Pitea di Massalia.

Marsiglia, la città più antica della Francia, nacque come colonia greca intorno al 600 a.C. ed era conosciuta come Massalia (un nome che è ancora usato in greco). Pitea di Massalia è stato un esploratore, geografo e astronomo greco che visse a Massalia nel IV secolo a.C. È meglio conosciuto per il suo viaggio nelle isole britanniche, nel Mare del Nord e nel Circolo Polare Artico, che ha descritto nella sua opera perduta On the Ocean. Il suo racconto è la prima e più dettagliata fonte di informazioni sulla geografia, il clima e i popoli dell’Europa settentrionale. Esaminiamo l’itinerario, le fonti, le conquiste e il significato del viaggio di Pitea.

Itinerari che Pitea intraprese durante il suo viaggio

Pitea salpò dalla sua città natale di Massalia (l’odierna Marsiglia), una colonia greca sulla costa meridionale della Gallia (l’odierna Francia), intorno al 325 a.C. Probabilmente era motivato dalla curiosità scientifica, dagli interessi commerciali e dalle ambizioni politiche. Massalia era una città prospera e influente, ma dovette anche affrontare la concorrenza e le minacce dei Cartaginesi, dei Romani e dei Galli. Pitea potrebbe aver voluto esplorare nuove rotte commerciali, trovare nuove fonti di metalli e altri beni e stabilire contatti diplomatici con i popoli del nord.

Pitea raggiunse per la prima volta la città fenicia di Gades (l’odierna Cadice), sulla punta sud-occidentale della Spagna, dove imparò a conoscere l’Oceano Atlantico e le maree. Seguì poi le coste della Spagna e della Gallia, forse visitando l’isola di Ierne (l’odierna Irlanda), e raggiunse il Belerion (l’odierna Land’s End), in Cornovaglia, dove osservò l’estrazione e il commercio dello stagno. Attraversò quindi il mare fino all’isola di Albion (l’odierna Britannia) e la circumnavigò, stimandone le dimensioni e la forma. Esplorò anche l’interno dell’isola e ne descrisse il clima, la flora, la fauna e gli abitanti. Ha notato l’uso di cereali, miele e latte per cibi e bevande. Riferì anche dell’esistenza di una grande isola a nord della Gran Bretagna, chiamata Thule, che affermò di aver visitato. Thule era la terra più settentrionale conosciuta dai Greci, e Pitea la descrisse come un luogo di neve e oscurità perenne, dove il sole non tramontava al solstizio d’estate.

Dopo aver lasciato Thule, Pitea navigò verso est lungo la costa della Scandinavia, raggiungendo la foce del fiume Vistola, sul Mar Baltico. Poi si diresse verso sud, seguendo le coste della Germania e dei Paesi Bassi, fino a raggiungere la foce del fiume Reno. Tornò quindi a Massalia, completando il suo giro dell’Oceano. Il suo viaggio durò circa tre anni e coprì una distanza di circa 20.000 chilometri.

Fonti su Pitea

L’opera originale di Pitea Sull’oceano non è sopravvissuta e abbiamo solo frammenti e citazioni di autori successivi che vi hanno fatto riferimento. Alcuni di questi autori, come Strabone, Plinio e Diodoro, erano scettici o critici nei confronti delle affermazioni di Pitea, mentre altri, come Polibio, Gemino e Marciano, erano più favorevoli o neutrali. Le fonti principali per ricostruire il viaggio di Pitea sono:

  • La Geographica di Strabone, un’opera completa sulla geografia del mondo conosciuto, scritta nel I secolo a.C. Strabone cita ampiamente Pitea, ma mette anche in dubbio la sua credibilità e accuratezza.
  • La Storia Naturale di Plinio, una vasta enciclopedia di fenomeni naturali e umani, scritta nel I secolo d.C. Plinio cita Pitea come un’autorità su vari argomenti, come le maree, le regioni polari e l’origine dell’ambra.
  • La Bibliotheca Historica di Diodoro, una storia universale dai tempi mitici al I secolo a.C., scritta nel I secolo a.C. Diodoro riassume il racconto di Pitea sulla Britannia e sulle isole settentrionali, e menziona anche le sue osservazioni astronomiche.
  • Storie di Polibio, una storia del mondo mediterraneo dal III al II secolo a.C., scritta nel II secolo a.C. Polibio conferma il viaggio di Pitea in Britannia e nel Mare del Nord e loda le sue conquiste scientifiche.
  • Introduzione ai fenomeni di Gemino, un trattato sull’astronomia e il calendario, scritto nel I secolo a.C. Geminus si riferisce all’opera di Pitea Sull’oceano come fonte di informazioni sui solstizi, sul Circolo Polare Artico e sul sole di mezzanotte.
  • Il Periplo di Marciano, un commentario sulla geografia del Mediterraneo e del Mar Nero, scritto nel IV o V secolo d.C. Marciano menziona l’opera di Pitea come periplo o guida di navigazione costiera, e dà il titolo di Periodos Gēs, o Un circuito della Terra.

Realizzazioni e significato del viaggio di Pitea

Pitea non era solo un avventuroso esploratore, ma anche un abile navigatore, un acuto osservatore e uno scienziato pionieristico. Utilizzò vari strumenti e metodi per misurare distanze, direzioni, latitudini, longitudini e tempo. Fece anche importanti scoperte e contributi nel campo della geografia, dell’astronomia e dell’oceanografia.

Il viaggio di Pitea fu una notevole impresa di esplorazione e scienza, e una preziosa fonte di informazioni e ispirazione per le generazioni successive. La sua opera Sull’oceano è stata ampiamente letta e citata da autori antichi, che l’hanno utilizzata per vari scopi, come la geografia, la storia, l’etnografia, la mitologia, la poesia e la filosofia. Alcuni dei suoi lettori e ammiratori furono Eratostene, Posidonio, Giulio Cesare, Cicerone, Virgilio, Plutarco e Tolomeo. Il suo lavoro influenzò anche lo sviluppo della cartografia, della navigazione e dell’astronomia, e stimolò ulteriori esplorazioni e scoperte delle regioni settentrionali.

Il viaggio di Pitea ebbe anche un impatto sulle relazioni culturali ed economiche tra il Mediterraneo e i popoli del nord. Stabilì contatti e legami commerciali con i Celti, i Germani e gli Scandinavi e li introdusse alla civiltà e alla cultura greca. Portò anche nuovi prodotti e risorse, come stagno, ambra, pellicce e miele, e arricchì la vita materiale e intellettuale della sua città e del suo paese.

Pitea di Massalia fu un uomo straordinario, che osò avventurarsi oltre i confini del mondo conosciuto, ed esplorare e descrivere le meraviglie dell’oceano. Fu un pioniere della geografia, dell’astronomia e dell’oceanografia, e un maestro della navigazione e dell’osservazione. Fu anche testimone e mediatore dell’incontro tra culture e popoli diversi. Il suo viaggio fu uno degli eventi più importanti e influenti nella storia dell’esplorazione e della scienza. Puoi guardare i video qui sotto per saperne di più:

Lo straordinario viaggio di Pitea in Gran Bretagna
Breve storia di Marsiglia (Massalia)

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